Un pò di storia

La chiesa di S. Marco evangelista, chiamata dall’Età Moderna “alle Cappelle”, ma nata e rimasta per tutto il Medioevo “di Guazzolongo”, dal toponimo della zona ove venne edificata, è menzionata per la prima volta in un privilegio del papa Anastasio IV del 2 dicembre 1153 in favore del priore e dei canonici di S. Martino, dai quali la chiesa dipendeva.

Pur appartenendo a pieno titolo a S. Martino, ebbe però – almeno dal XIII e fino a tutto il XV secolo – anche alcuni “patroni” laici appartenenti alla famiglia dei Cispi, come attesta una controversia fra costoro ed il priore di S. Martino, regolata da un lodo del 9 luglio 1225, relativo proprio al diritto di scegliere il rector di S. Marco (designazione preliminare – inventio – riservata al priore di S. Martino ed elezione formale  – electio – compiuta da un membro della famiglia dei Cispi).

L’antico edificio – già restaurato e parzialmente rifatto nel 1508 perché pericolante, ma della cui forma quasi nulla sappiamo – fu profondamente ristrutturato nel 1753, quando su progetto di Jacopo Bussagli fu riedificata la tribuna, che per l’occasione fu decorata con stucchi di Giovanni Frullani e un affresco di Giovan Battista Tempesti raffigurante S. Marco.

Dopo che, nel 1786, a seguito della soppressione del monastero di S. Martino in Kinzica, il giuspatronato della chiesa era passato alla Casa Reale, ossia agli Asburgo-Lorena, nel 1787-1789 il tempio venne completamente riedificato su progetto di Giovanni Andreini, mentre Giovanni Stella dipinse nel coro tre affreschi raffiguranti S. Pietro, S. Paolo e S. Marco (oggi distrutti). Anche la casa canonica subì una radicale ristrutturazione, tanto che il rettore ed il cappellano dovettero trovarsi due case in affitto ove andare ad abitare. Dopo i restauri, la chiesa venne riaperta al culto dall’arcivescovo Angiolo Franceschi il 7 giugno 1789.

All’anno 1813 risalgono i lavori per la costruzione del nuovo campanile, al quale il 26 febbraio 1909 un fulmine distrusse la cuspide, che venne ricostruita a terrazza dall’ing. Francesco Bernieri. L’immagine del distrutto campanile consente anche di osservare la casa canonica, divisa su tre piani, il secondo dei quali riservato ad abitazione del parroco e il terzo ad abitazione del cappellano.

Il 9 ottobre 1855 la chiesa era stata intanto elevata a prioria dall’arcivescovo Cosimo Corsi.
A causa dei danni provocati dal terremoto del settembre 1920, nel 1922-1923 il parroco don Lino Lombardi decise un radicale intervento sull’edificio, che comunque non ne alterò la struttura: venne interamente restaurato il fabbricato, effettuata la riquadratura delle pareti, ridipinti gli ornati della volta del coro, realizzato un pavimento a mattonelle bianche e nere nella navata e a marmette a mosaico nel presbiterio, riportata allo stato primitivo la balaustra dell’altar maggiore e realizzati i gradini di marmo sia alla balaustra che agli altari laterali, restaurati gli affreschi dello Stella, create alcune nicchie per statue di santi, realizzata la ringhiera di ferro sul cornicione, nonché effettuate numerose riparazione degli arredi sacri.

Assai più invasivi furono invece i nuovi lavori intrapresi tra il maggio 1940 e il luglio 1942, quando l’ing. Giulio Fascetti e l’arch. Oreste Zocchi ampliarono l’edificio di circa 40 m2 mediante l’aggiunta dei tran­setti e l’ampliamento della zo­na presbiteriale.

Tale intervento causò la distruzione degli affreschi settecenteschi del coro e dell’absidiola (indicata nelle carte d’archivio come “sacrestia vecchia”, il piccolo muro curvo posto in primo piano a ridosso del paramento murario tardosettecentesco) e del campanile a vela, ultimi lacerti della struttura medievale.

Le incursioni aeree alleate dell’ultimo conflitto mondiale danneggiarono però il nuovo complesso, costituito dalla chiesa e dalla casa canonica. Le offerte dei fedeli e il risarcimento dei danni di guerra consentirono comunque la riapertura della chiesa e una nuova riorganizzazione degli spazi: mentre l’appartamento del piano terra della casa canonica divenne un circolo ricreativo ACLI aperto direttamente sulla strada (inaugurato il 7 novembre 1954), a partire dal 1956, attraverso l’attivazione di due cantieri di lavoro del Ministero dei Lavori Pubblici, su un piccolo tratto di terreno demaniale dietro la chiesa ottenuto in concessione e unito ad altro terreno di proprietà della parrocchia venne costruito un ampio edificio a due piani per la creazione di un centro sociale e catechistico di tipo oratoriale.

Nel 1975, al momento delle sue dimissioni, il priore don Renato Corsi era riuscito a realizzare un ampio rustico al piano terra (successivamente completato a spese della parrocchia ed attualmente attivo come salone polifunzionale) ed un appartamento al primo piano, oggi sede di attività parrocchiali.

Nuovamente dichiarata inagibile nel 1964, la chiesa venne invece chiusa e destinata alla demolizione, mentre il 7 novembre 1965 venne consacrato dall’arcivescovo Ugo Camozzo un edificio prefabbricato, situato in via Vespucci, che doveva essere temporaneamente utilizzato in attesa di un nuovo grande complesso parrocchiale nell’area della ex Stazione Leopolda (il progetto, che prevedeva una superficie coperta di 1100 m2, non è mai stato realizzato).
L’ultimo restauro della chiesa, di tipo esclusivamente conservativo, fu promosso dal nuovo parroco, don Egidio Crisman, tra il 1978 e il 1980, e ci consegna l’edificio nella situazione attuale:

Esterno
La facciata, posta su breve scalinata, ha una porta centrale sormontata da un’ampia finestra modanata e decorata da una car­tella. In alto è collocato un frontone. Sulla destra si eleva il campanile.

Interno
Ad aula unica, col tetto a capriate ripri­stinato nel corso degli ultimi restauri. Le pareti laterali sono spartite da lesene con capitelli compositi ed interrotte in alto da un ballatoio con balaustra metallica, realizzata nel 1922-1923 e ripristinata nei restauri successivi.
In controfacciata è situata un’orche­stra lignea eseguita nel 1814 da Pietro Panattoni, sede dell’organo di Nicomede Agati realizzato nel 1859. Sulla parete della controfacciata è si­tuata un’epigrafe attestante la consacra­zione della nuova chiesa avvenuta nel 1789.

Ai lati della porta d’in­gresso sono collocate due acquasan­tiera di fattu­ra settecentesca.
Lungo le pareti si trovano quattro confessionali (decorati superiormente da una mostra in stucco a volute ed elemen­ti vegetali) e due altari, anch’essi ornati da stucchi ed intagli lignei: su quello destro è collocata una statua lignea del S. Cuore, su quello di sinistra una tela raffigurante la Madonna col bambino, di autore ignoto del XVII secolo; sulla stessa parete è collocato anche un tabernacolo tardoquat­trocentesco.


L’altare maggiore, in marmi policromi, della fine del Settecento, è sormontato da un Crocifisso ligneo ottocentesco acqui­stato dalla parrocchia nel 1894. Nel coro vi è un tabernacolo datato 1689.
Stefano Sodi

Bibliografia essenziale

Stefano Sodi, Il Portone. Cinquanta anni di immagini, TEP, Pisa 1982
Stefano Sodi (cur.), Pisa fuori le mura. La chiesa e il territorio di S. Marco dal medioevo ai nostri giorni, Offset Grafica, Pisa 1995
Roberto Pasqualetti – Stefano Sodi, La Stazione Leopolda, ETS, Pisa 2002
Franco Paliaga – Stefano Renzoni, Chiese di Pisa, ETS, Pisa 20053
Lino Lombardi, Annotazioni riguardanti la Parrocchia di S. Marco alle Cappelle in Pisa (1850-1929), ETS, Pisa 2008